Mariolina Panteghini

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Mariolina Panteghini

PERLEDO. Sta per calare definitivamente il sipario sul giallo della scomparsa di Mariolina Panteghini, la farmacista di Lurate Caccivio svanita nel nulla la mattina di domenica 27 agosto 1989 mentre stava trascorrendo il fine settimana ospite della famiglia di Renato Gianotti, notissimo geologo di Bologna di Perledo, in provincia di Lecco. Da quel giorno della 54enne comasca non si è saputo più nulla. E, adesso, stanno per scadere i termini per portare alla Procura di Lecco eventuali nuovi elementi utili a non chiudere con un definitivo nulla di fatto questo inquietante thriller. Il 7 febbraio scorso Giuseppina Panteghini, sorella della donna, ha depositato al Tribunale di Lecco la richiesta di dichiarazione di morte presunta che andrà a sbloccare le proprietà della scomparsa, avviando, così, le pratiche per l'eredità. Quello di Mariolina è un mistero che ha sempre appassionato non solo il Comasco, ma anche il Lecchese se non altro per gli inquietanti aspetti che tutta la vicenda, sin dai primi momenti, ha presentato. Ma l'inchiesta, condotta dal Sostituto Gigi Bocciolini, (ora in forza alla Procura di Firenze) non ha portato da nessuna parte. Forte da sempre il rammarico dei famigliari, convinti che Mariolina sia stata uccisa, magari involontariamente. Da sempre hanno escluso l'ipotesi che si sia allontanata spontaneamente. Da sempre hanno espresso dubbi sulla ricostruzione dei fatti fornita dalla famiglia Gianotti e sulle ore che precedettero quello che, a 10 anni di distanza, resta, a pieno titolo, un mistero. Un giallo scandito da macabri rinvenimenti di resti umani, avvenuti nei mesi successivi la scomparsa, in una zona più volte setacciata durante le primissime ricerche. Resti umani che, secondo i famigliari, probabilmente appartenevano a Mariolina. Da sempre i congiunti hanno espresso rammarico per come furono condotte le indagini e il timore che non si sia voluto far luce sull'accaduto per non coinvolgere una delle famiglie più importanti del Lecchese. Mariolina, quel giorno, uscì di casa con Marco Gianotti, figlio del geologo, per delle commissioni in paese. Durante il tragitto in auto avrebbe deciso di proseguire a piedi e da quel momento si sono perse le tracce. Quello che rimane sono le tante illazioni, i pettegolezzi, i sospetti di una morte violenta. Null'altro. Ma in 6 mesi qualcosa potrebbe cambiare e portare, seppur difficilmente, alla verità che si celasui monti e nelle valli, fin dentro ai sacchi del pattume, a Bologna di Perledo.[1]

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