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*'''Martedì 14 settembre ore 10:02'''
*'''Giovedì 16 settembre 9:45'''
 
Le tre formazioni sono scese completamente in campo: oltre agli attuali eletti che hanno deciso di ripresentarsi, "hanno lasciato gli spalti" della politica moltissimi perledesi (ben 19)!
 
Le fasi canoniche della campagna elettorale si stanno succedendo una dopo l'altra (deposito liste, foto di gruppo, presentazione social dei candidati) - seguirà con ogni probabilità la presentazione dei programmi con incontri sul territorio. Oltre ovviamente ad una caccia al voto porta-porta, al bar, in piazza, in casa, in ufficio, in negozio... ovunque e in ogni occasione!
 
In questo modo la ritualità delle elezioni si rinnova con il vecchio che lascia spazio al nuovo, secondo i ritmi dettati dal sistema elettorale (ogni 5 anni) e "il vecchio" che cerca di resistere alle nuove spinte di cambiamento.
 
I nuovi candidati, gli esordienti, cioè coloro che sono alla prima esperienza sono equamente distribuiti tra la lista civica PERLEDO GUARDA AVANTI e la lista civica VIVERE PERLEDO, mentre abbondano (9 su 11) nella lista civica PERLEDO VIVA.
 
*Nella lista guidata da Fabio Festorazzi ci sono 5 esordienti
*Nella lista guidata da Marinella Sala ci sono 9 esordienti
*Nella lista guidata da Gianpaolo Venini ci sono 5 esordienti
 
Per quanto riguarda i nomi rimangono ancora misteriosi gli incarichi di Giunta, e difficilmente verranno svelati durante le elezioni.
 
I candidati sindaci una volta eletti nomineranno in Giunta degli esterni? Chi?
 
*'''Martedì 7 settembre ore 9:48'''


(e-mail di Valerio Ricciardelli)
(e-mail di Valerio Ricciardelli)


Leggo con curiosità e mi complimento delle osservazioni argute, pertinenti, assolutamente necessarie: un raggio di sole per intendere la politica, anche quella locale, come l’applicazione al bene comune.
Apprezzo gli stimoli che proponi, che sarebbero stati molto funzionali nell’agorà “piena di pensatori” di più di duemila anni fa.
 
Ma è veramente così?
 
Non entro nella specificità delle prossime elezioni perledesi, non mi compete.
 
Voglio invece, da storico apprendista, fare qualche osservazione.
 
Nelle carte vecchie dei secoli scorsi, a partire da fine Quattrocento, mi era molto chiaro cosa amministrassero le “vicinanze” di Monte di Varenna (Perledo).
 
Sono bellissimi e istruttivi i documenti delle vicinanze di Perledo e frazioni, dove i capifamiglia, con una chiara visione del bene comune, amministravano la comunità per il bene di tutti.
 
Era chiara la visione di quel mondo, gli interessi pubblici da salvaguardare e come applicarsi per salvaguardarli. E siamo nel Cinquecento.
 
Oggi mi chiedo: ma cosa si amministra? Un paese? E cos’è? Una comunità? E cos’è?
 
Osservo che, almeno per me, non è innanzitutto chiaro cosa si amministra. Forse non sono esperto di pubblica amministrazione, anche se ho fatto il pubblico amministratore per tanti anni
 
Se fosse una comunità, cosa si intende per comunità?
 
Osservo che nel Cinquecento erano chiari i bisogni di amministrazione che andavano soddisfatti. Oggi, se ci sono, quali sono? Non mi sembra che nella lista dei bisogni primari di Maslow ci siano quelli di una buona amministrazione. Osservo che se l’amministrazione è buona o meno non interessa nessuno, infatti ognuno si arrangia per conto proprio. E’ la ragione per cui c’è una disaffezione totale verso la politica, a meno del gossip, che però è solo gossip da usarsi per passatempo, gradito ancor di più se condito di contrapposizioni, anche belliche e altro.
 
Ma è questo di cui abbiamo bisogno per occuparsi del bene comune?
 
I capifamiglia del Cinquecento sapevano cosa dovevano amministrare. Non avevano bisogno dell’apparenza, erano concreti, determinati, al servizio del bene comune.
 
Nella mia ingenuità di uomo del Novecento, cresciuto studiando De Gasperi, Schuman, Adenauer che ha frequentato le nostre terre (chi se lo ricorda?), mi aspetterei una visione della politica, anche in ambito locale ristretto, semmai supportata dall’analisi dei possibili futuri scenari, per poi definire degli obiettivi per amministrare bene il soggetto che si vuole amministrare. Ma sappiamo qual è il soggetto che si deve amministrare? E’ un paese, o una comunità e cosa si intende per comunità?
 
I termini hanno un loro significato.
 
Allora, dagli scenari, che indirizzano la visione, poi gli obiettivi, quindi le strategie, poi i piani di execution, quindi gli strumenti per verificare la realizzazione di una buona amministrazione, si comprende dove e come vogliamo costruire il nostro futuro.
 
Faccio fatica a capire come si possono costruire i programmi delle future amministrazioni se non si applica questa grammatica di base.
 
Ogni tanto sento parlare di scelte democratiche e di democrazia come strumento per amministrare bene.
 
Ma siamo sicuri che la democrazia è sufficiente? Forse non serve anche un po’ di competenza?
 
Se andiamo da un medico e abbiamo una grave patologia, le misure di cura sono prese secondo il principio della democrazia o della competenza?
 
Talvolta l’unità da amministrare è un soggetto afflitto da tante patologie e forse non sarebbe male che allo strumento democratico si affiancasse qualche buon strumento delle competenze.


Ma vengo al nostro territorio, da storico in erba, e guardo al futuro (scenari) con la deformazione di chi si è occupato spesso di organizzazioni, di varia natura anche complesse.
Oggi, per “stare con i piedi per terra” ci può aiutare molto Zygmunt Bauman con il suo concetto di 'modernità o società liquida'. Ma è chiaro cosa si intende esattamente per società liquida? “Con la crisi del concetto di comunità (e ne discutiamo a lungo perché i documenti antichi ce lo dimostrano) è emerso un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi.


Ci saranno ancora le nostre unità amministrative odierne (i comuni) e come si governeranno?
La politica attuale non è così? Anche quella locale.


Penso di no, l’applicazione di possibili scenari mi dice di no.
Questo soggettivismo – come scriveva Umberto Eco  - ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, da cui in una situazione dove manca ogni punto di riferimento (quali sarebbero i punti di riferimento?), tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Si perde, per esempio, la certezza del diritto e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un lato l’apparire a tutti costi,  e il consumismo. Però si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti, e il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo”. Vivere nel rattrappimento del presente, come dice Giuseppe De Rita. La modernità liquida, per dirla con le parole del sociologo polacco, è “la convinzione che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza”.


Allora cosa faremo e come ci prepareremo al cambiamento?
Questi sono i confini dentro i quali si dovrebbe intendere la politica come l’applicazione al bene comune!


I campi soggetti al cambiamento sono due: l’organizzazione amministrativa ( i comuni), ma questo è facile per gli addetti ai lavori, e il campo dell’identità territoriale (le comunità), salvaguardando la propria storia e tradizione, come elementi di valore, qui è un po’ più complesso.
Allora la prima domanda che viene è: ma queste architetture amministrative e tutto quello che ne consegue sono ancora le cose giuste per affrontare le nuove esigenze della “società liquida”?


Attenzione che comuni e comunità sono due entità completamente diverse e non vanno confuse.
Purtroppo non c’è più Bauman, perché avrebbe potuto scrivere un saggio dal titolo: quale modello di amministrazione locale per la società liquida.


Mi piacerebbe confrontarmi con chi se ne dovrebbe occupare, almeno per sapere se ci sono idee e quali sono, e certamente per imparare.
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===[[Diario elezioni 2021|Segue a pagina 2]]===
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