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Bersagliato per tutta la vita dall’invidia e dalle disgrazie, ritornò nel 1651 a Bellano a “''terminare gli anni dell’infiacchita vecchiezza''”, com’egli si esprime in una lettera di congratulazione in data 18 agosto del 1652 a Martino Denti di Bellano per la costui elezione al vescovado di Stróngoli. | Bersagliato per tutta la vita dall’invidia e dalle disgrazie, ritornò nel 1651 a Bellano a “''terminare gli anni dell’infiacchita vecchiezza''”, com’egli si esprime in una lettera di congratulazione in data 18 agosto del 1652 a Martino Denti di Bellano per la costui elezione al vescovado di Stróngoli. | ||
Ed infatti ivi spirò nella grave età d’anni 82 il giorno 15 gennaio del 1653, ed il dì 11 giugno successivo venne il suo cadavere trasportato nel sepolcro | Ed infatti ivi spirò nella grave età d’anni 82 il giorno 15 gennaio del 1653, ed il dì 11 giugno successivo venne il suo cadavere trasportato nel sepolcro a Gittana. | ||
Sulla pietra sepolcrale nel pavimento della | Sepolcro che si era preparato nel timore di essere colto dalla terribile e celebre peste del 1630, di cui furono vittime gli amici suoi Gussalli e Boldoni e che egli aveva schivato ritirandosi a Gorgonzola (MI) in casa di un suo parente. | ||
Sulla pietra sepolcrale nel pavimento del Santuario della Madonna delle Grazie di Gittana ancor si legge l’iscrizione che aveva fatto scolpire così concepita: <blockquote>DONEC TUBA | |||
PAULUS AEMILUS PARLASCHINUS | PAULUS AEMILUS PARLASCHINUS |
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