Turismo: un asset difficile

Da WikiPerledo.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Nell'arco di un paio di secoli si è passati da un turismo affrancato a certe élites, alle villeggiature lunghe estive, per arrivare all'attuale modello di turismo di massa che però allarma molti residenti. Quale tipo di turismo è generatore di valore? E quale invece procura disvalore alla comunità?

Un angolo di Varenna.
Varenna.
Fiumana di persone arrivate in stazione FS e dirette a Varenna. Primavera 2023.

A cura di Renato Ongania --Aggiornato al 1 maggio 2024


Premessa

Ciò che fa di Varenna una delle località del Lago di Como più gettonate di tutta la provincia di Lecco ha una genesi del tutto diversa dal turismo che riguarda Perledo. Per tale diversa origine l'asset "turismo" del comune di Varenna andrebbe affrontato con tecniche di benchmarking da strutturare intorno a località simili a Varenna, località (o borghi se si preferisce il lemma del marketing turistico)[1] di altri laghi lombardi con business model analoghi. Il risultato di tale approccio sarebbe una migliore comprensione della catena del valore del comparto turismo. Forse si aiuterebbe a meglio coordinare e "performare" l'offerta turistica di tutto il territorio, inclusi Bellano, Lierna e i comuni più montani come Perledo ed Esino Lario, ma sopratutto si contribuirebbe a ridurre i disagi per i residenti, ancorché migliorare il benessere di un maggior numero di soggetti.

In estrema sintesi: sarebbe necessario studiare la domanda di turismo e conseguentemente modulare l'offerta per migliorare in prospettiva la qualità della domanda, in vista di un turismo di qualità anziché di un turismo di massa. Ciò richiederebbe l'impiego di strumenti di misurazione delle prestazioni principalmente nell'ambito dei servizi.

Sulle lamentele dei residenti o dei proprietari di seconde case per i disagi

Il turista che si reca a Varenna, per dirla in altri termini, non è minimamente paragonabile al turista che decide di passare un week-end in un B&B di Perledo, salvo alcune sovrapposizioni di interessi (la vicinanza a Varenna, al traghetto, al battello, alla stazione dei treni).

Non è difficile ipotizzare che oggi si preferisca un B&B di Perledo perché costa meno rispetto ad un hotel di Varenna... ma cosa si nasconde dietro a questa facile semplificazione?

Rispetto alle lamentele dei residenti e ai disagi della mancanza di parcheggi nel comune di Perledo non è di alcuna utilità argomentare che se non ci fosse "Varenna", i parcheggi di Perledo sarebbero più liberi. O che "Perledo è diventato un paese dormitorio", o che "a guadagnarci dal turismo di massa sono solo pochi"... La verità nuda e cruda è un'altra, il territorio di Perledo SERVE (complemento oggetto) l'asset "turismo" del comune di Varenna, soprattutto nella stagione estiva. E cosa ci sarebbe di sbagliato in questo? Proprio nulla.

Per essere ancora più concreti, l'asset intangibile che più caratterizza il turismo perledese non è il "panorama mozzafiato", che pure contribuisce alla determinazione di un asset turismo per il piccolo comune, ma la propria (fortunata) vicinanza a Varenna, al ferry boat (traghetto), alla stazione dei treni.

La logica della contrapposizione (campanilistica) di alcuni perledesi, oltre ad apparire come anacronistica, sembra non avvantaggiare l'intelletto dei parlanti, rispetto ai benefici che deriverebbero dall'analisi oggettiva del fenomeno turismo, nella sua dimensione economica, sociale e culturale.

Per tali considerazioni (forse) è opportuno parlare di un asset difficile.

Il Monte di Varenna (ora Perledo) e l'abitato di Esino Lario non beneficiano di un asset tanto importante quanto Varenna né nella domanda, né nell'offerta.

E costruire più parcheggi mangiando ulteriore suolo è quanto di meno sostenibile si possa pensare per favorire un più ordinato afflusso turistico considerato che si parla di uno sfruttamento di tali spazi aggiuntivi, limitato a pochi mesi all'anno o a week-end primaverili.

L'afflusso di persone che registra ogni anno Varenna è la (giusta) ricompensa alla straordinaria suggestione che offre la passeggiata a lago, per non parlare delle viuzze interne di Varenna... o delle sue ville. Ed è anche frutto della (fortunata) prossimità con Bellagio e tutto il ramo comasco del lago, mediante il servizio navigazione del lago, oltre che della stazione FS dei treni.

Ciò ci esime dalla responsabilità di porre sotto una lente d'ingrandimento le dinamiche che muovono il turismo di Perledo? Nemmeno per idea. Iniziando dal fenomeno Castello di Vezio che andrebbe studiato in un'ottica di "bene comune", patrimonio di proprietà privata che svolge una funzione pubblica includendo persino il ruolo di leva turistica. Le 70.000 visite al Castello di Vezio (pre-pandemia su base annua), sono un altro indicatore sul potenziale attrattivo del territorio.

Un ragionamento serio sul turismo dovrebbe essere contestualizzato alla microeconomia del territorio, ma per allargare il discorso e intendere il turismo come asset si dovrebbe ragionare sui servizi del territorio e come l'asset turismo può sostenere tali servizi.

Bisognerebbe, ma è un esercizio non di facilissima attuazione, pensare a una visione pluriennale, programmare il territorio per comprendere quanto PIL può essere prodotto nell'economia perledese, quanti posti di lavoro, la qualità di tali posti e le ricadute sul sistema comune nel suo complesso.

I proventi della tassa di soggiorno sui 40.000 euro annui (sospesa e poi reintrodotta), sono un primo indicatore quantitativo.

Nel 2023 gli introiti sono persino aumentati. Ma c'è il problema dell'incremento dei costi relativi alla gestione dei rifiuti...

Non è l'unico problema, e non rappresentano nella sua complessità l'asset turismo.

Perché la gente viene a Perledo?

Sulle ragioni occorrerebbe elaborare delle strategie per migliorare l'offerta e non scadere nella banalità trita e ritrita del "Perché c'è un panorama mozzafiato", forse giova fare un tuffo nel passato, quando il fenomeno del turismo ha avuto inizio, un incipit imprenditoriale, quando cioè si è impiantato sul territorio un progetto (imprenditoriale) legato al turismo... e che progetto signori!

Un'idea che ha funzionato 365 giorni all'anno, e per una serie di lustri, il Grand Hotel Regoledo.

  • Si è puntato sul lago? Nemmeno per idea!
  • Si è scommesso sull'estate? Neanche!
  • Sulla salute? Esatto, sulla SALUTE (quasi preconizzando la definizione di 'salute' dell'OMS).[2]

In passato c'è stato un turismo d'élite che ha generato ricchezza per il territorio. È riproponibile? No: è stato un tempo enormemente diverso da quello dei nostri giorni, sono cambiate moltissime cose e il Business Model dell'Ottocento, sebbene sia riuscito a resistere per decenni, è stato superato.

C'è da studiare, da approfondire, e occorre partire dalla storia...

Il turismo ottocentesco

Ippolito Nievo.

"Quando mi ricordo di Regoledo, mi pare che solamente in paradiso potrei trovare un luogo capace di farmelo dimenticare..." - Ippolito Nievo.[3]

La zona del Monte di Varenna, pur non potendo competere con il microcosmo di Varenna, ha cionondimeno avuto un ruolo da protagonista e di leader nel mercato del turismo. Tra tutti i progetti spicca l'avventura imprenditoriale del Grand Hotel Regoledo. Siamo nella seconda metà dell'Ottocento, in quel periodo nasce la struttura di Francesco Maglia, imprenditore che scommette sulle cure idroterapiche, le terme, il potere taumaturgico dell'acqua fresca (di sorgente), e perché no, persino sui benefici della quiete e delle passeggiate nei boschi.

Maglia (e i suoi finanziatori milanesi), mediante una formula semplice e innovativa, sono stati capaci di portare avanti un progetto faraonico per la piccola Regoledo. Ma i segreti di tale formula di business sono ancora in parte da scoprire... Indubbiamente si possono scorgere, o intuire, i legami con certe élites del tempo!

Il turismo novecentesco

Albergo Marcionni, da "Varenna e Monte di Varenna", Vittorio Adami, 1927.

"Visitarono Varenna i principi Umberto e Amedeo che alloggiarono all’albergo Marcionni; la guardia nazionale di Varenna, di Perledo e di Esino per turno fecero guardia d’onore agli augusti principi" - Vittorio Adami.[4]

Con le due guerre mondiali della prima metà del Novecento e con il conseguente progressivo cambiamento della struttura sociale, il progetto di Regoledo è diventato sempre meno sostenibile e l'edificio è servito sempre più come ospedale, clinica, ricovero.

Il paradigma del turismo legato alla salute è cambiato?

No, ne sono prova i campi Dux di Cainallo, con la tara della propaganda del regime, erano anch'essi orientati alla salute, al sole come terapia (elioterapia).

E cambia il paradigma nel secondo dopoguerra?

Nemmeno: i soggiorni di villeggiatura (parallelamente e con il fenomeno delle seconde case) di cittadini di Monza, della Brianza e di Milano assecondano un bisogno di benessere, di salute, di aria buona.

I soggiorni durano ancora mesi, anche tre mesi.

Il turismo del Ventunesimo secolo

Con il XXI secolo, esaurita la prassi della villeggiatura (soggiorni lunghi estivi), si è assistito al fiorire di un altro mercato turistico, molto diverso dai precedenti.

Il nuovo paradigma è un soggiorno veloce, di pochi giorni, in gran parte di pubblico straniero. Di qui il nascere sul territorio di decine di micro-imprese Bed & Breakfast, studiate e concepite come funzionali ad un certo tipo di mercato che possiamo tranquillamente chiamare "turismo povero" o "turismo di massa", "mordi e fuggi".

Quali sono gli aspetti delicati e da approfondire di questo nuovo fenomeno economico, sociale e culturale?

  1. La sostenibilità della pubblica amministrazione (gestione rifiuti, rete idrica, ecc...)
  2. Disagi da parte dei residenti, gestione degli spazi pubblici...
  3. Quiete che diventa un lontano ricordo
  4. impoverimento o atrofismo culturale
  5. sfilacciamento del legami permanenti tra residenti e turisti (a differenza dei legami tra residenti e villeggianti)
  6. etc...

Quale tipo di turismo è generatore di valore? E quale invece procura disvalore alla comunità?

Il solo fatto di porsi queste domande dovrebbe aiutare ad affrontare il problema.

Indietro non si torna, i modelli di turismo del passato non funzionano più (ma occorre conoscerli, studiarli).

Oggi occorre fare i conti con questa forma di turismo di massa ma siamo ancora al punto zero, senza alcuno studio delle performance dei singoli servizi... Potenziale di crescita, scenari, PIL prodotto, quando sarebbe utile avere una visione, pianificare, programmare...

Il primo step per non essere totalmente effetto del problema ovviamente è individuare degli indicatori di performance dei servizi, iniziare a misurare, a studiare il fenomeno.

La consapevolezza che dovremmo avere è che l'asset turismo può determinare un futuro di benessere o parimenti contribuire a un futuro di impoverimento della comunità nel suo complesso.

Guidare il fenomeno per non esserne sopraffatti.

Idee

Anzichè ancorare le politiche del territorio sovra-comunali ad una ormai anacronistica Comunità Montana, si progetti una Comunità dei comuni del Lago di Como, cioè una Comunità del turismo del Lago, che riunisca tutti i comuni che si affacciano sul lago. Per fare cosa? Per rivendicare uno status. Con tale organismo si progettino le soluzioni all'overtourism e si ottengano le risorse per essere efficaci nella risoluzione dei problemi.

Note